Premessa alla quarta edizione (1985)

Richiestone dall’editore Sansoni, ripubblico nella sua collana «Nuovi Saggi» (nella quale sono apparsi altri quattro miei libri) il presente volume, che, uscito nel 1947[1] presso le Edizioni Scientifiche Italiane di Napoli e poi presso Laterza nel 1974, è da tempo esaurito. Non ritengo di dover far precedere una nuova premessa a questa terza edizione, e mi limito a riportare, qui di seguito, la premessa scritta per l’edizione del 1974. Ripubblico il libro riveduto e aggiornato per quanto riguarda i testi citati, ma sostanzialmente immutato nella sua stesura originaria perché troppo legato ad una precisa fase del mio lavoro, della mia metodologia, del problema stesso del periodo trattato, quando piú importava affrontare una sistemazione storiografica e critica del complesso, aggrovigliato e fecondo periodo del secondo Settecento italiano in cui le nuove tendenze poetiche, affioranti dal seno fertile e, insieme, dalla crisi dell’illuminismo, mal potevano (e del resto, per me, mal possono) ridursi sotto le vecchie e generiche indicazioni di tarda Arcadia «lugubre», «sentimentale», «notturna», di pure «mode» (come la «moda ossianesca») in giustapposizione troppo facilmente parallela con spinte di un «nuovo» e mal definito classicismo, o configurarsi come semplici componenti delle poetiche e della civiltà illuministica.

Questo libro costituiva allora (e lo dimostrarono le discussioni e il nuovo lavoro particolare che suscitò) appunto una sistemazione della zona secondo-settecentesca dominata dal preromanticismo, che insieme cercava ed evidenziava nessi e passaggi intorno e all’interno del fenomeno preromantico e procedeva ad offrirne una storicizzazione per rottura e continuità dialettica rispetto alle precedenti poetiche settecentesche. Ora non mi sarebbe facile riintervenire in questo volume[2], frutto, ripeto, di una fase del mio lavoro, della mia metodologia, del grado di maturità del problema studiato[3], alla luce del mio successivo e lungo lavoro sul Settecento e della maturazione ulteriore della mia metodologia precisata ed esposta direttamente poi nel volume del 1963, Poetica, critica e storia letteraria[4], e ancora svolta e approfondita, attraverso l’esercizio critico, fino alle posizioni dell’altro mio libro La protesta di Leopardi[5].

E, d’altra parte, scontata la sua sopraccennata «datazione», io ritengo che – malgrado discussioni, obbiezioni, negazioni circa la validità e l’uso della nozione di preromanticismo[6] – le prospettive e i risultati di questo mio libro mantengano tuttora la loro utilità, le loro ragioni di fondo, tuttora offrano la base di una sistemazione del periodo secondo-settecentesco: a cui poi io stesso ho portato vari contributi nel corso del mio lungo lavoro dedicato a tutto il secolo, meglio scavando e articolando la vasta zona antecedente del primo Settecento (fin dalle sue complesse premesse di fine Seicento) e ritornando, con maggiore senso di complessità, sia su singoli autori (Parini e Alfieri), sia sulla stessa delineazione del secondo Settecento cosí complicato fra sviluppi e crisi dell’illuminismo e delle sue poetiche, e l’intrecciarsi – a ondate scandibili e a forme piú o meno ibride o centrali – delle tendenze preromantiche e di quelle neoclassiche, fino a riverberi e appoggi di quella zona alla formazione di grandi scrittori del primo Ottocento (soprattutto Leopardi[7]), per giungere poi ad una intera ricostruzione-interpretazione dinamica e articolata di tutta la letteratura settecentesca entro cui meglio mi pare che vengano giustificate la presenza e l’envergure delle stesse poetiche preromantiche (su cui soprattutto puntavo nel libro che qui si ripubblica): ricostruzione costituita dal mio Settecento letterario nel volume VI, Il Settecento, della Storia della letteratura italiana dell’editore Garzanti (Milano 1968). Ricordo ancora – per il lettore che voglia, partendo dal presente volume, risalire all’esito piú complessivo del mio successivo lavoro settecentesco (rappresentato, ripeto, dal ricordato Settecento letterario) – gli altri miei lavori settecenteschi: L’Arcadia e il Metastasio, Firenze, La Nuova Italia, 1963, 1968² [1984³]; Classicismo e neoclassicismo nella letteratura italiana del Settecento, Firenze, La Nuova Italia, 1963, 1967²; Saggi alfieriani, Firenze, La Nuova Italia, 1969 [ora Roma, Editori Riuniti, 1981]; Parini e l’illuminismo, in La cultura illuministica in Italia, a c. di M. Fubini, Torino, ERI, 1955, e ora in Carducci e altri saggi, Torino, Einaudi, 1960, 1973³ [19804] nella «P.B.E.»; Settecento maggiore: Goldoni, Parini, Alfieri, Milano, Garzanti,1978; Monti poeta del consenso, Firenze, Sansoni, 1981.

Roma, 4 ottobre 1984


1 Il volume steso nel 1947 in parte riprendeva e fondeva unitariamente saggi scritti e apparsi in riviste fra il 1940 e il 1947: I giornali letterari del Settecento (in «La Ruota», 1940, e poi anche a sé interamente in Critici e poeti dal Cinquecento al Settecento, Firenze, La Nuova Italia, 1951, 1969³), M. Cesarotti e l’Ossian (in «Civiltà moderna», 1943), S. Bettinelli (in «Aretusa», 1946), Le traduzioni preromantiche (in «Rivista di letterature moderne», 1947). Per quanto riguarda l’Alfieri avevo pubblicato un volume, Vita interiore dell’Alfieri (Bologna, Cappelli, 1942 e ora in appendice a Saggi alfieriani, Firenze, La Nuova Italia, 1969; poi Roma, Editori Riuniti, 1981).

2 Cosí del resto mi son sempre astenuto dal riintervenire nel mio giovanile libro La poetica del decadentismo, Firenze, Sansoni, 1936, ripubblicato immutato molte volte fino alle ristampe recenti nei «Nuovi Saggi Sansoni».

3 Per una valutazione della posizione di questo volume nello sviluppo della mia metodologia rinvio al capitolo a me dedicato nel volume di I. Viola, La critica letteraria. Studi di stile e di poetica, Milano, Mursia, 1969 e al mio ritratto critico ad opera di M. Turchi, nel V volume dei Critici dell’editore Marzorati di Milano, nonché a quanto ne scrisse C. Varese in Cultura italiana contemporanea, Pisa, Nistri-Lischi, 1951.

4 Bari, Laterza, ora alla sesta edizione.

5 Firenze, Sansoni, 1973 [19845].

6 A cui, già, risposi nella replica a osservazioni in proposito al «preromanticismo» nate dalla discussione sulla mia relazione Poetica e poesia nel Settecento italiano, al Congresso di italianistica di Magonza del 1962 (si v. in Problemi di lingua e letteratura italiana del Settecento, Atti del IV congresso dell’Associazione internazionale per gli studi di lingua e letteratura italiana, Wiesbaden, Steiner Verlag, 1965, pp. 85-86, volume in cui si trova la mia ricordata relazione ripubblicata in L’Arcadia e il Metastasio, Firenze, La Nuova Italia, 1963, 1968² [1984³]).

7 Rinvio in proposito al saggio Leopardi e la poesia del secondo Settecento (in Atti del congresso internazionale di studi leopardiani, Firenze, Olschki, 1964, e ora nel citato La protesta di Leopardi). Per quanto riguarda il Foscolo ricordo il mio saggio L’Ortis e il Socrate delirante del Wieland (in «Rassegna della letteratura italiana», 1959, e ora in Classicismo e neoclassicismo nella letteratura italiana del Settecento cit.) e quello su Posizione e significato dell’Ode alla Pallavicini nello svolgimento del primo Foscolo, in Studi in memoria di Luigi Russo, Pisa, Nistri-Lischi, 1974; poi in Due saggi critici: Ariosto e Foscolo, Roma, Bulzoni,1978.